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FEDER.ATA INFORMA
“Ecco perché le scuole italiane nella quarta ondata non son sicure”
a cura di Fania Gerardo
Le riflessioni in questi giorni sono molteplici, al margine del caos dettato da continui decreti e circolari alle scuole sulla gestione della quarta ondata e sull’impennata di contagi tra gli studenti e i lavoratori.
Marce avanti e marce indietro per difendere l’indifendibile: una tesi che ormai appare inconsistente e inaccettabile, quella della sicurezza delle scuole alle condizioni date da questo governo.
“La scuola è il luogo più sicuro che c’è” dal settembre 2020, ci ripetono.
Cambiano i ministri ma il CTS è sempre quello. Se invece si fosse ammesso che non lo è, perché non lo è nei fatti, e i dirigenti scolastici e i genitori e tutti quanti avessero fatto la battaglia per una scuola sicura, invece di ridursi alla dicotomia chiusa/aperta senza curarsi del come, oggi le cose sarebbero di molto differenti, in termini di sicurezza.
Da quel famoso settembre 2020 guai a chi parla di qualità dell’aria e di contenimento dei contagi via purificazione. In viale Trastevere il tema non deve in alcun modo varcare la soglia del Ministero. Perché “la scuola è sicura”. Eliminato persino il distanziamento, che tra l’altro nelle nostre scuole oggi è impossibile da attuare, per luoghi inadeguati strutturalmente, in cui stazionano a lungo 30 persone, perché l’aria si satura in un’ora e le finestre e le mascherine non bastano, come ha verificato la Scienza.
Non solo: si allentato il rigore sulle quarantene, addirittura con parametri cervellotici e discriminanti che nulla hanno a che vedere con rilevanze scientifiche. Si è affidato tutto al sequenziamento via tamponi, quando si capiva che era una folle idiozia pensare che potesse essere gestito il tutto regolarmente dalle ASL territoriali che in questa fase di elevata contagiosità sono completamente saltate.
E infatti, appena è arrivata una variante che aggredisce in modo virulento, eccoci punto e a capo, anche i bambini si sono contagiati. A scuola, il luogo più sicuro che ci sia. Toh, che strano. E lo hanno portato a casa. E sono finiti in ospedale. E alcuni sono morti.
Non è una fatalità e nemmeno il frutto di comportamenti scorretti, ma di dati di fatto: nei luoghi chiusi ad alta densità e a lungo stazionamento se c’è un contagiato quello infetta praticamente tutti.
A meno di non agire su un combinato di azioni, mascherine FFP2 per tutti, distanziamento e, soprattutto, sulla saturazione dell’aria e sul ricircolo continuo. Continuo, non intermittente o concentrato dalle finestre, soprattutto in questa fase invernale, con temperature polari.
Abbiamo dovuto avere le scuole infestate di contagi per capirlo? In Giappone camminano con i rilevatori portatoli di CO2, si ritrovano in ogni angolo, i luoghi sono quasi tutti forniti di sistemi per il ricambio e il controllo dell’aria.
Oggi però c’è di mezzo la salute di tutti, Docenti, ATA e studenti, eppure ancora oggi il ministro, nel presentare i bandi sull’edilizia scolastica, non fa nessunissimo cenno al tema, perdendo l’occasione di mettere in campo uno degli investimenti più importanti che potremmo prevedere, quello su una riqualificazione energetica che punti anche al benessere e alla qualità dell’aria nei luoghi pubblici, a partire dalle scuole, ma non solo.
Nelle scuole cresce la paura del contagio, lo dicono le cronache di questi primi tormentati giorni di lezione in presenza dopo le festività natalizie.
I tantissimi casi di lavoratori e studenti costretti a rimanere a casa erano del tutto prevedibili se pensiamo alla curva dei contagi che è davvero molto alta, con problemi gestionali ed organizzativi, con carenza di personale, dovuto agli organici del tutto inadeguati alle reali esigenze pandemiche.
Il problema di fondo nel nostro paese è non volere investire nell’istruzione, voler lasciare le classi affollate con lavoratori sottopagati e anche umiliati giornalmente.
Ecco perché oggi le scuole italiane, non sono sicure!
Monza,14/01/2022